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Comunità Montane in Campania. Rilancio o definitivo tramonto? (Marco Spagnuolo)

Una buona notizia arriva in questi giorni dalla giunta regionale, è stato firmato il decreto di liquidazione di una cifra pari a 7 milioni di euro che finanzia la copertura delle spese correnti sostenuta dagli enti per il 2010.
Mesi terribili questi vissuti dalle comunità montane della regione Campania.
Si profilava la soppressione di tutte le venti istituzioni montane.
Una decisione,quella annunciata dal Governatore Caldoro, in seguito alla grave crisi economica in cui è immersa la Campania a cui si aggiungeva la cancellazione dei fondi da parte dello Stato.
I dipendenti andarono sul piede di guerra e annunciarono manifestazioni di piazza.
Le mansioni e i 5000 lavoratori sarebbero dovute, stando alle direttive del Consiglio Regionale, diventare di competenza delle Province.
Una prospettiva di difficile attuazione ed ancora più improbabile efficacia. Un esercito di lavoratori a cui non si saprebbe potuto pagare gli stipendi.
Altra grave conseguenza sarebbe stata l’impossibilità di mettere in atto gli ammortizzatori sociali per tutte le famiglie.
Si prospettava una situazione estremamente complessa e delicata, quella vissuta dalle comunità campane, che concentrano il 40% del personale degli Enti montani nazionali.
L’UNCEM Campania e i Sindacati lanciarono un allarme che sembrava più un grido, chiedendo urgenti interventi in materia.
La Regione Campania aveva ulteriormente aggravato la situazione, revocando le anticipazioni di tutte le risorse del piano di forestazione e bonifica montana per l’anno 2010.
Il taglio di fondi destinati agli enti montani avrebbe portato al blocco di tutto il piano programmatico per la salvaguardia idrogeologica dell’ambiente di montagna.
Una decisione che avrebbe avuto ricadute nell’immediato periodo estivo, con la conseguenza di trovarsi impreparati allo scoppio degli incendi boschivi.
Poi l’erogazione dei 7 mln di euro. Che però non serve a mascherare gli enormi problemi avuti dagli enti montani in questi anni: sprechi nella gestione pubblica, progetti finanziati mai realizzati(valorizzazione dell’antico artigianato), lo scarso legame con gli agglomerati urbani e relative strutture amministrative.
Attenzione vigile sul problema occupazionale e sulla scarsa sicurezza idrogeologica, che già stanno portando al progressivo spopolamento delle zone interne e delle alture. Decine di comuni rischiano di scomparire, o nel migliore dei casi, avere una popolazione estremamente anziana, non in grado di salvaguardare un duraturo sviluppo economico- sociale.
L’esodo giovanile registra una situazione drammatica soprattutto al sud in cui non sembra attivarsi nessun sistema di sbarramento.
La flessione sarà ancora più pesante se nno saranno avviate attività economiche significative.
Lo spopolamento giovanile, la prevalenza di anziani, l’accentuato dissesto idrogeologico, sembrano privare la montagna (soprattutto nel meridione) di qualsiasi futuro.
Le prospettive possibili da attuare possono essere due. La prima è quella di utilizzare la montana per fini esclusivamente turistici, in modo da garantire un volano per le generazioni più giovani; così, però, farebbe della comunità montana una proiezione della realtà urbana, che perderebbe il suo carattere di ambiente di contrasto con quello antropizzato.
L’altra soluzione sarebbe di considerare la montagna come un bene da valorizzare dal punto di vista della conservazione della flora e fauna, e della riscoperta dell’artigianato locale come una sorta di “made in italy” della montagna, in grado di creare nuove figure professionali impegnate nella conservazione dei monti.
Ma il loro futuro resta incerto. Fin dalla loro istituzione (legge 3 dicembre 1971, n. 1102), le comunità montane sono state oggetto di forti discussioni. In Sicilia sono state abolite nel 1986. In Sardegna sono state abolite nel corso del 2007. La Puglia le aveva abolite, ma la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo tale atto. In Liguria sono state ridotte da 19 a 12 nel 2009 e in seguito soppresse dal 1° maggio 2011.
La legge regionale n. 20 del 11 dicembre 2008 ha ridotto da 27 a 20 il numero di Comunità montane in Campania, che oggi sono:
Comunità Montana Alburni
Comunità Montana Alento-Monte Stella
Comunità Montana Bussento - Lambro e Mingardo
Comunità Montana Calore Salernitano
Comunità Montana Gelbison e Cervati
Comunità Montana Monti Picentini
Comunità Montana Tanagro - Alto e Medio Sele
Comunità Montana Alburni
Comunità Montana Vallo Di Diano*

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